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Protesi difettosa o infetta: ottenere risarcimento danni malasanità

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Protesi difettosa o infetta – Con il termine protesi si intendono tutti quei dispositivi

artificiali che hanno lo scopo di sostituire eventuali parti del corpo umano mancanti, o di integrare parti danneggiate.

La produzione di protesi può essere sia in serie, come nel caso delle valvole cardiache,

che su misura come per le protesi ortopediche e dentarie.


Si tratta di elementi estranei al corpo, che per questo motivo possono essere causa di crisi di rigetto una volta impiantate, e causare infezioni e danni molto più seri al paziente.


La giurisprudenza italiana non è ancora ben chiara in caso di richiesta di risarcimento da parte di un paziente

che afferma di aver subito danni a seguito dell’applicazione di una protesi.


E’ il paziente che deve comprovare i danni subiti a seguito di implementazione di protesi,

supportato da un legale e perizie medico legali per stabilire se a rispondere dei danni sia il produttore della protesi

o se la responsabilità da prodotto possa essere attribuita anche al medico che ha effettuato l’applicazione, o alla struttura sanitaria che ha ospitato l’intervento.

Le conseguenze negative per la salute a seguito di un intervento di questo tipo,

e per tutta la mala sanità in genere, non sono quantificabili in quanto la salute, intesa come bene,

non è quantificabile. Ragion per cui è più corretto parlare di risarcimento equivalente irreparabile nella totalità.


I soggetti che hanno subito danni per protesi difettose o inserite in modo non corretto,

possono e devono affidarsi ad un legale specializzato in errori medici, il quale,

supportato da medici legali anch’essi specializzati provvederà ad istruire la pratica di risarcitoria.

Protesi difettosa o infetta

Come già spiegato, la giurisprudenza in merito non è del tutto esaustiva e si avvale della esperienza maturata su questi episodi dagli ordinamenti giuridici di altri paesi,

che prima dell’Italia hanno affrontato il problema, come Stati Uniti, Inghilterra e Francia.


Esistono casi eclatanti su protesi rivelatesi dannose, ripresi ed amplificati dagli organi di stampa di tutta Italia, facendo diventare di opinione pubblica questa problematica.


Famoso il caso, emerso nel 2010, in cui articolazioni artificiali dell’anca, prodotte dal colosso De Puy – Johnson & Johnson,

furono ritenute pericolose per la salute delle persone che le avevano impiantate.

Furono gli stessi tecnici della casa statunitense a lanciare l’allarme sui pericoli per la salute a causa di una intossicazione del sangue chiamata metallosi.

In sostanza si tratta di uno sfregamento anomalo delle parti metalliche a contatto con un conseguente rilascio nel sangue di sostanze nocive.

Nonostante all’epoca queste protesi fossero considerate le migliori sul mercato, i produttori furono sommersi da richieste di risarcimento

da parte di pazienti che avevano riscontrato valori anomali nel sangue, e che furono costretti a subire un nuovo intervento

per asportare la protesi pericolosa attraversando un ennesimo calvario di sofferenze.


Ancora più clamore suscitò il caso delle famose protesi al seno PIP, realizzate con un gel non conforme agli standard di sicurezza,

che rischiano di rompersi con rischio di infiammazione ai linfonodi ascellari, ed addirittura di cancro al seno.

In Italia sono 4000 le donne che hanno effettuato l’installazione di queste protesi, ben 400000 in tutta Europa.

L’ira ed il terrore di queste donne ha investito la Poly Implant Prothèse, portando all’arresto del fondatore e del direttore della società.

Fonte: Risarcimenti-Online.it

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